Manca solo una settimana all’atteso voto americano. Nonostante gli exit poll segnalino un accorciamento della distanza tra i due competitor, Hillary Clinton resta in vantaggio. Agli occhi di molti investitori, il candidato del partito democratico incarna un rassicurante (benché non entusiasmante) mantenimento dello status quo. Donald Trump, al contrario, interpreta una forte discontinuità e porta con sé molti punti interrogativi. Una vittoria a sorpresa del partito repubblicano o una distanza molto ristretta tra i due contendenti contribuirebbe ad alimentare l’incertezza, scenario aggravato dalla riapertura dell’indagine condotta dall’FBI sullo scandalo delle e-mail di Hillary Clinton. Tutto questo potrebbe contribuire a bloccare i mercati per un po’, almeno nella fase transitoria, tra le elezioni dell’8 novembre e l’insediamento del neo-presidente che avverrà a gennaio.
Dal fronte macroeconomico arrivano alcune notizie positive, con il PIL statunitense del terzo trimestre, l’indice PMI di ottobre della zona euro e l’indice IFO sulla fiducia delle aziende tedesche superiori alle attese. Le buone notizie sono però ancora a macchia di leopardo e troppo frammentate per giustificare cambiamenti radicali in tema di asset allocation. Semmai, offrono qualche ragione in più a favore dei mercati azionari e suggeriscono maggiore cautela nell’universo a reddito fisso.
Intanto, a Piazza Affari, si è messo in evidenza il settore bancario, tra i migliori comparti nel mese di ottobre. Si è superato il primo scoglio, ovvero la fusione tra BPM e il Banco Popolare. Ora tocca a Monte dei Paschi: il piano industriale annunciato dal nuovo amministratore delegato, Marco Morelli è stato accolto con cauto ottimismo, insieme ai rumor sul possibile intervento di alcuni anchor investors, investitori istituzionali pronti a supportare una parte dell’aumento di capitale da 5 miliardi di euro: darebbe un importante segnale di fiducia al mercato. Non è ancora chiaro, tuttavia, come e quando si chiuderà la partita.
Nel frattempo, la stagione delle trimestrali potrebbe portare notizie non troppo positive. Soprattutto, bisogna attendere i nuovi requisiti di capitale per le banche definiti dallo Srep, il processo di revisione e valutazione prudenziale realizzato ogni anno dalla Vigilanza europea. In base ai risultati che saranno comunicati dalla Banca Centrale, il mercato trarrà le sue conclusioni sulle prospettive di redditività del settore per il prossimo anno.
A fine mese, un altro appuntamento da monitorare sarà il meeting Opec di Vienna. Dopo lo pseudo accordo raggiunto ad Algeri in settembre, per un taglio alla produzione, devono essere definiti i dettagli e le singole quote, compito non facile vista la litigiosità cronica esibita dai membri dell’organizzazione nel corso degli ultimi anni. Nelle prossime settimane si dovrà convivere con un po’ di volatilità, ma mi aspetto che in questa fase il prezzo del greggio non scenda oltre i 45 dollari al barile.
A cura di Massimo Trabattoni, Responsabile Azionario Italia di Kairos per la rubrica Italian Times di AdvisorPrivate.