Abbiamo superato il giro di boa dei 6 mesi e, inaspettatamente, ci ritroviamo con i mercati mondiali che registrano performance positive a doppia cifra. Se ci proiettiamo indietro ad inizio anno, sarebbe difficile immaginarsi un percorso del genere dopo un 2018 difficile e con innumerevoli incertezze ad oscurare il cielo: infatti, sia i rischi globali legati alla guerra commerciale e al rallentamento della crescita, sia i rischi idiosincratici dell’Italia legati ai rapporti non idilliaci con l’Unione Europea, non deponevano in favore di un rally.
Nonostante ciò, il mercato ha superato i suoi timori ed ha regalato un anno finora da incorniciare. I motivi vanno ricercati da una parte nell’atteggiamento molto proattivo delle Banche Centrali: sia Fed che BCE hanno comunicato messaggi accomodanti, disponibili ambedue ad intervenire con manovre di facilitazione monetaria, la prima col taglio dei tassi alle prime avvisaglie di rallentamento e la seconda con nuove iniezioni di liquidità.
Dall’altro lato, anche la tensione sui BTP italiani si è allentata contribuendo al clima favorevole sul listino di casa. Ad inizio giugno infatti, le parole di Draghi a Sintra che aprivano a nuovi stimoli qualora la situazione lo richiedesse, hanno permesso il movimento di discesa del tasso decennale italiano insieme alla mancata procedura di infrazione intrapresa dalla Commissione Europea per l’eccesso di deficit di bilancio.
Ora, i riflettori sono puntati sull’autunno dove non è da escludere nuova volatilità: l’Italia infatti dovrà affrontare la spinosa questione della legge di Bilancio 2020, davanti ad una rinnovata Commissione Europea.
Approcciamo quindi l’estate con atteggiamento attendista, rimanendo corti di finanziari e lunghi di volatilità sul comparto utilities, uno dei “vincitori” dell’ultimo anno. Per quanto concerne i finanziari il rinnovato scenario di tassi di interesse bassi “per sempre” e dall’altra parte le continue possibili turbolenze politiche, rendono questo settore poco attraente e pertanto preferiamo non averlo in Portafoglio. Per quanto concerne le utilities invece, dopo un lungo periodo di sovraperformance, hanno iniziato a mostrare qualche segno di debolezza in forza relativa rispetto all’indice principale, portandoci a guardarle con un occhio di maggiore cautela, consapevoli di trovarle sui massimi storici.
Tuttavia, essendo queste potenziali target di acquisto da parte del mondo obbligazionario, che ormai vede i rendimenti sempre meno interessanti, preferiamo convertire la posizione in derivati, così da poterne godere dell’upside qualora riprendessero il loro cammino di ascesa. Sono invece da osservare con attenzione quei titoli ciclici che, pur apparendo ad un importante sconto valutativo, nascondono tuttavia dei profit warning legati al rallentamento del ciclo.
Intervista a Massimo Trabattoni, Head of Italian Equity.