L’Italia ha finalmente le carte in regola per crescere in modo robusto

25 Maggio 2021
Italian Times

Posizionarsi per tempo su tutte le società destinatarie, a vari livelli, degli investimenti pubblici attivati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Il consiglio arriva da Massimo Trabattoni, Head of Italian Equity, secondo il quale occorre però andare oltre i beneficiari diretti degli investimenti. Queste società, infatti, potranno osservare effetti positivi quasi immediati sui bilanci, con il rischio però che siano stati già prezzati dal mercato. Per questo è raccomandabile allargare lo sguardo anche ai beneficiari indiretti del PNRR.

“L’obiettivo prioritario è quello di intercettare le aziende che beneficeranno indirettamente del PNRR e farlo in base al miglior posizionamento che guadagneranno sul mercato, piuttosto che per l’apertura di nuovi servizi e mercati, stimando un periodo di tempo che va ben oltre i quattro-sei anni della realizzazione della infrastruttura”, spiega Trabattoni.

Per esempio, una ferrovia si può realizzare in cinque anni mentre l’impresa che si occuperà della manutenzione avrà un appalto per 20 o 30 anni: magari nelle fasi di costruzione neanche sarà coinvolta, ma nel corso del tempo potrà contare su introiti certi e ricorrenti.

Si tratta di un aspetto che va analizzato in un contesto in cui sono previsti ingenti investimenti pubblici, un fattore nuovo per il nostro Paese. Infatti, dagli anni ’90 sono stati varati bilanci statali sempre orientati a riduzioni di spesa pubblica allo scopo di rientrare nei parametri stabiliti dall’Unione Europea. “Oggi, invece, abbiamo inaugurato una fase in cui si torna a poter investire e ciò rappresenta una grande opportunità. Un’occasione che diventa ancora più rilevante poiché l’utilizzo di queste risorse viene pianificato da un governo guidato da Mario Draghi, credibile, rispettato e apprezzato a livello internazionale”, spiega il gestore. Un quadro, dunque, che garantisce che il piano presentato non sarà limitato ad una breve stagione politica, ma potrà riverberare effetti positivi per i prossimi decenni. Inoltre, Bruxelles terrà sotto controllo il rispetto dei tempi e degli obiettivi del PNRR, altro elemento che spiega il risveglio dell’interesse verso l’Italia da parte degli investitori internazionali.

In tale contesto si evidenzia ancora di più il valore della gestione attiva e quindi la capacità di analizzare e riconoscere tutto quello che nell’immediato può avere benefici da questo nuovo impulso fiscale, considerando tutta la gamma dei possibili investimenti sul mercato italiano. Dalle large cap, dove sarà necessario osservare sia il progresso delle riforme sia i trend settoriali a livello globale per intervenire con il giusto timing, alle small cap per le quali invece a fare la differenza sarà il monitoraggio continuo e il dialogo con il management per capire e anticipare eventuali benefici da incentivi e progetti finanziati con i fondi del Next Generation EU. In ogni caso un’eventuale sovraperformance dell’Italia sarà comunque un processo a lungo termine, dato che siamo un mercato che segue l’andamento complessivo. Ciò che è importante per gli investitori è scegliere un prodotto adeguato al proprio profilo di rischio e orizzonte temporale in modo da avere la certezza di poter rimanere investiti durante i periodi di rialzo come anche in quelle fasi di incertezza che sicuramente non mancheranno.

Intanto, in attesa di verificare gli sviluppi del PNRR, dalle trimestrali emerge una situazione complessiva dell’Italia sostanzialmente incoraggiante. È vero che saranno necessarie conferme nei prossimi mesi, ma se il Recovery Plan dovesse funzionare, in quattro cinque anni l’Italia, che stentava a crescere di un punto percentuale l’anno, potrebbe avere una prospettiva di recupero e mettere le basi per una fase di crescita importante alla quale non siamo abituati. Le condizioni ci sono, a cominciare da un tessuto industriale di primo livello in Europa e leader in tantissime aree anche a livello globale. “Se si creano dapprima le condizioni in termini di commesse, tramite cospicui investimenti pubblici e poi di benessere più diffuso, potremmo avere anni molto migliori rispetto a quelli del passato”, conclude l’Head of Italian Equity.

Intervista a Massimo Trabattoni, Head of Italian Equity.

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